Ritorna in questa domenica il tema della Vigna, intesa come il Regno in cui siamo chiamati da Cristo a portare frutto. Questo campo è preparato benissimo, c’è tutto: il torchio, la siepe, la torre per proteggere la vigna. È tutto pronto, mancano i contadini per coltivarla.
Gesù fa entrare in scena i contadini; nel frattempo il padrone va via. Siamo proprio liberi nel progetto di Dio. I nuovi protagonisti sono pensati per portare frutto. Nel regno di Dio, portato da Cristo, il primato è portare frutto, non è semplicemente “non fare i peccati”. Non è una morale della sottrazione, ma della moltiplicazione. Nella similitudine della vite e dei tralci, questi ultimi, che non portano frutto, sono tagliati e bruciati. L’alternativa della vita è tra portare frutto o rimanere sterili.
Tutto sembra procedere per il meglio, ma il male entra in azione. Il suo fine è quello di possedere ciò che per natura è gratuito. Il dono, però, non si possiede, si può solo accogliere per quello che è. Il fiore è bello perché c’è, non lo creiamo noi. Se lo cogliamo muore.
Qual è la risposta di Dio al male? Entra in campo la “pietra” scartata dai costruttori. I farisei, interrogati da Gesù su cosa avrebbe dovuto fare il padrone, inneggiano a proseguire le cose come sempre. Vendetta, morte, giustizia, occhio per occhio, dente per dente. È la catena del male che vuole continuare a tenere legato il cuore degli uomini a sé. Cristo è la pietra che spezza questa catena, introducendo il perdono, l’amore senza limiti, senza calcoli.
La pietra angolare però sta sotto a tutti gli altri mattoni. È necessaria l’umiltà, come quella di Maria, perché chi è sotto non si vede, ma è pronto per portare il peso e la gloria del Regno di Dio.