Qual è l’ultimo posto? É interessante come domanda. Oggi siamo tutti malati di primi posti; pensate al posto di lavoro, o anche in una squadra, in un’amicizia. La gente si tortura perché non viene mai riconosciuto il suo posto. “Non mi sento al mio posto.” Invece di preoccuparsi di chi siamo, ci tormentiamo per dove dobbiamo stare.
Il tema del Vangelo di oggi è quello che, nella teologia spirituale, si chiama vana gloria. Quello che faccio, dove sono, non ha il suo valore rispetto al volere di Dio, ma se è maggiore rispetto a quello degli altri.
Nasce, quindi, una seconda domanda rispetto alla prima con la quale ho iniziato l’omelia: chi mi assegna il posto? Nella parabola ovviamente vediamo che è il padrone a dirigere la disposizione dei commensali.
Questo vuol dire che il posto che ci è dato da Dio è quello che ci serve per diventare noi stessi.
Il padrone invita a mettersi all’ultimo posto per due motivi:
- lì troviamo Lui, perché Egli ha scelto l’ultimo posto (la croce);
- perché dall’ultimo posto uno può lasciare spazio ad altri, perché possano partecipare alla festa del padrone, dove noi già ne facciamo parte.
L’amicizia cristiana è sorprendente perché in essa si gareggia non a fare spazio per sè, ma per dilatarlo affinchè possa diventare luogo di accoglienza per nuovi amici. Perché questo? Perché noi, uomini e donne, non siamo la meta, ma il segno del bene a cui ogni uomo anela. Noi siamo gli strumenti, di cosa? La parabola lo sottolinea: della gratuità di Dio. “Non invitate amici, parenti, ma ciechi, zoppi…”
Quale guadagno c’è? Gesù lo dice: “Non hanno niente da darti”. Certo, non hanno da ricambiare con cose materiali, ma rimangono loro stessi, possono donare il loro affetto. Se uno è gratuito guadagna l’affetto dell’altro e i doni reciproci diventano la possibilità di rimanere all’ultimo posto per aver servito il fratello nel suo bisogno.
Views: 11