Il Vangelo di oggi ci insegna come un cristiano deve guardare la storia, i fatti grandi e piccoli che accadono.
Sono riportati due episodi: il primo è tragico, perché narra come il potere di Pilato abbia causato la morte dei Galilei. Il secondo è drammatico perché riporta una disgrazia improvvisa, nella quale sono morti alcune persone a causa del crollo di una torre.
Come sta Gesù davanti a questi fatti? Non si mette a fare analisi o ricorsi giustizialisti, non mette l’accento su di chi sia la colpa del crollo. Il suo giudizio è strano, quasi apparentemente estraneo al solito modo con cui siamo oramai abituati a stare davanti ai fatti di cronaca: “Se non vi convertite, perirete nello stesso modo”.
Gesù ci dice che i fatti che accadono ci chiedono la conversione del cuore. Non bisogna stare nella vita come i turisti che visitano da spettatori e poi se ne vanno uguali a prima.
Come i fatti più misteriosi non si possono accostare come qualcosa da guardare, così Mosè nella prima lettura. Siamo già immersi nello spettacolarismo estremo di oggi, il gossip morboso della cronaca nera.
La fede invece chiede di metterci in atteggiamento di domanda: cosa mi chiede questo fatto? La conversione consiste nel passare dall’ interrogare la storia a lasciarsi interrogare da essa, spostare lo sguardo su noi stessi e sul desiderio di ricominciare a vivere per la nostra a salvezza. Se non si fa questo, cosa accade? Rimarremo intrappolati nel non senso delle cose che accadono. Faremo parte non della soluzione, ma ancora del problema. Il senso dei fatti non lo possediamo noi perché è il disegno di Dio la ragione di tutto. Ma allora cosa possiamo fare? Imitare i santi che davanti alle ingiustizie, alle carestie, alle guerre, hanno vissuto queste circostanze come segno di Dio per la loro conversione. Pensiamo a don Gnocchi, a madre Teresa, al Cottolengo, a don Bosco. Hanno vissuto in ambienti e tempi duri, ma non si sono limitati a discutere. Hanno incominciato a interrogarsi e hanno creato delle opere meravigliose. Come dice il poeta Peguy rispetto a Cristo: “C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i romani, in quel culmine della dominazione romana. Ma Gesù non si sottrasse affatto. Non si ritirò affatto. Doveva fare tre anni. Fece i suoi tre anni. Ma non perse i suoi tre anni, non li usò per piagnucolare e accusare la cattiveria dei tempi. Eppure, c’era la cattiveria dei tempi, del suo tempo. Lui vi tagliò corto. Oh, in un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Non incriminò, non accusò nessuno. Salvò. Non incriminò il mondo. Salvò il mondo.”
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