Catechesi biblica sul vangelo di Marco

Trittico iniziale

1)Predicazione di Giovanni Battista: la salvezza che Gesù è venuto a portare non è politica, ma va più in profondità. Non hai la dominazione straniera che ostacola la venuta del Messia, ma il peccato presente nell’uomo. Infatti Giovanni predicava un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati.
2) Battesimo di Gesù: l’evangelista Marco dice fin dall’inizio del suo Vangelo, quale sarà il metodo con cui Gesù salverà il mondo. E’attraverso la condivisione della nostra miseria umana che Dio sceglie di salvare l’umanità. Dio stesso si mostrerà solidale con l’uomo e con tutto quello che egli sperimenta.
3)Le tentazioni: in questo brevissimo accenno delle tentazioni del deserto ritorna lo stesso metodo descritto nel secondo punto. L’uomo e tentato dal male e così Cristo entra nella lotta e la vince. La lotta di Gesù con il demonio preannuncia la sua vittoria sul male in questo mondo e alla fine dei tempi.

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“Inizio”: la parola greca “arché” viene usata come incipit sia nel libro della Genesi che nel vangelo di Giovanni. Non è solo un’indicazione temporale, ma il termine vuole sottolineare che con Gesù inizia qualcosa di totalmente nuovo. Il termine “inizio” significa anche “fondamento”.

“Vangelo”: è l’avvicinarsi del Regno di Dio. Ma nel tempo si comprese che il vangelo stesso coincideva con la missione di Gesù.

“Figlio di Dio”: san Marco utilizza nel suo vangelo la strategia linguistica dell’inclusione. E’ un artificio con cui si vuole “incorniciare” una parte o tutto il testo che è compreso dalla parola che inizia e conclude la pericope. Il vangelo si apre con l’annuncio solenne che Gesù è il Figlio di Dio e al capitolo 15, sotto la croce, troviamo la solenne professione di fede del centurione romano: “Davvero Costui era Figlio di Dio” (Mc 15,39).

Giovanni Battista predica un battesimo di penitenza. Il suo è un appello profetico alla conversione del cuore. Il rito del battesimo aveva solo valore di segno. Doveva esprimere solo esternamente la disponibilità del battezzato a cambiare vita, convertendo sinceramente al signore. Non era tale rito esterno a effettuare la conversione bensì il pentimento dei peccati, la metànoia interiore, attribuita già nell’antico testamento all’azione dello spirito di Dio dell’uomo.
Questo gesto aveva un carattere eccezionale rispetto a tutti gli altri riti di abluzione prescritti dalla legge mosaica. È molto probabile che il battista si riferisca al profeta Ezechiele, il quale aveva profetizzato una nuova alleanza di Dio con il suo popolo. Prima però era previsto grande purificazione: “Vi aspetterò con l’acqua oppure sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli”(Ezechiele 36,25).

“Il Regno dei cieli è vicino. Convertitevi e credete al vangelo”. Nell’analisi del periodo la principale regge tutto. In questa frase la principale è il regno dei cieli è vicino. E’ doveroso sottolineare l’importanza e il primato della frase che regge tutto. Così facendo si capisce che la conversione è possibile solo davanti è una presenza. E’ una risposta a uno che viene e non è un tentativo che parte prima di tutto da uno sforzo umano di migliorare la propria vita.
“E’ vicino”. Non dice “è qui”. E’ vero che è presente, ma la scoperta, il riconoscimento di Dio è sempre un atto in divenire. Ci si avvicina sempre di più al Mistero.

Che cos’è questo Regno?
Nel giudaismo l’avvento del regno era concepito come la restaurazione del regno Davidico, con la conseguente dominazione di Israele su tutti gli altri popoli.
Gesù insiste invece su una realtà fatta di luogo e di tempo dove l’uomo può salvarsi. Il regno di Dio e lo sguardo davanti al quale non si sperimenta prima di tutto un giudizio di condanna, ma una possibilità di cambiamento. Il cristianesimo e Dio che si fa uomo. Egli chiama tutti nel presente. La prima notizia buona, e la vicinanza di Dio come Colui che porge la mano per tirare fuori l’uomo dal suo peccato.
Il regno di Dio è già ma non ancora. Vediamo i segni, ma non siamo ancora in grado di scoprire tutto il loro significato, soprattutto quando questo regno e presuppone la sofferenza e la morte in croce del Messia.
All’iniziativa libera di Dio deve corrispondere la libera volontà dell’uomo di aderire all’invito divino.
“A Dio che rivela è dovuta « l’obbedienza della fede» (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente prestandogli « il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà » [4] e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia « a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità » [5]. Affinché poi l’ intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni.” (Dei Verbum, 5)